Allenare la motivazione

Bogyó Tamás oltre ad essere stato un giocatore ungaro con punti ATP ora è uno dei coach più seguiti sulla scena internazionale. Possiede grandi capacità comunicative e tecniche che lo hanno portato ad avere grande prestigio, spesso invitato come relatore in diverse conferenze e simposi in tutto il mondo. Ma perchè questo titolo? Allenare la motivazione? Tamás ha un idea più profonda che mi ha colpito e che voglio condividere con tutti voi.

Ogni volta che si entra in campo si lavora per il futuro. Il tennis è uno sport di ripetizione. Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora devi andare sempre più forte di prima.

Queste tre affermazioni ci fanno capire quanto è affascinante lo sport in generale ma nel nostro caso il tennis. Tamás va dritto al nocciolo della questione. Il tennis non è per tutti, è uno sport difficile, serve un lungo percorso, tantissima ripetizione (che può facilmente sfociare in noia) e non si va avanti se ogni volta che entri in campo non dai tutto te stesso. Ogni giocatore di alto livello conosce questi principi, diverso è per il pubblico e per gli amatori.

Quindi arriviamo a parlare di percezione. Il tennis ha un problema fondamentale, che è anche la bellezza del nostro sport:

Da fuori sembra estremamente facile!

Difficilmente se non si è del settore riuscire a percepire la difficoltà di alcuni colpi che ad occhi poco esperti sembrano di una semplicità disarmante. Molti tra i adulti e giovani si approcciano al tennis con, non me ne vogliate “superficialità”.

“Vado a fare tennis così evito di sudare”, “Se lo fanno loro lo faccio anche io”, “Sinner è troppo giovane si monterà la testa”, “Come si fa a sbagliare quel colpo!”.

Quante volte ho sentito queste frasi…

Il tennis diventa difficilissimo quando si entra in campo, quando sei te e l’avversario, non lui e il suo avversario. Ed ecco che abbiamo il compito di dare la giusta percezione del lavoro e dei sacrifici che si compiono per raggiungere i risultati, così nel tennis così nella vita.

Strettamente legata alla percezione c’è la motivazione. Se si riesce a vedere meglio il tutto, con occhi più arguti, si riesce anche a comprendere meglio la mole di lavoro che c’è alle spalle di un colpo bene giocato o di una partita persa al tiebreak del 5° e finalmente sorge spontanea:

“Che motivazione si deve avere per arrivare a quei livelli?”

Partiamo da una considerazione, il tennis è meritocratico e difficile ed incredibilmente anche poco remunerativo. Il numero 150 del mondo rischia di non arrivare a fine mese. Pazzesco vero! Ma purtroppo è la verità. Senza pensare al fatto proprio perchè meritocratico se non vinci non guadagni e scendi di classifica, quindi avrai più difficoltà a partecipare ad alcuni tornei e quindi a guadagnare. La Cocciareto una nostra giocatrice italiana ha dichiarato che il salto è intorno al numero 130/120 del mondo sotto di questo è sopravvivenza.

Ora che abbiamo messo in chiaro cosa è il tennis e che significa competere ad alti livelli, mi piacerebbe tornare da noi e capire da dove parte la motivazione.

“Qualsiasi maestro, in qualsiasi parte del mondo si trovi, potrebbe avere nel proprio circolo il prossimo numero 1 al mondo”

Perchè questa frase? Perchè è estremamente vera!

Il tennis è pieno di queste storie, la maggior parte dei grandi campione proviene dalle più disparate parti del mondo e tutti loro condividevano il sogno di diventare numeri 1 al mondo.

Tutto parte da un sogno, e da chi sapientemente lo alimenta continuamente. Quello è il nostro compito da istruttori e attenzione in tutto ciò anche la famiglia è importantissima. Deve sostenere, incentivare e “sovvenzionare”, si suona malissimo ma è così, la carriera del giovane atleta. Non esiste “IL” metodo per creare campioni, ma i grandi coach ci insegnano che lungimiranza, programmazione e pazienza pagano più del risultato immediato. Vedasi Piatti con Sinner o Santopadre con Berrettini. Sinner e Berrettini hanno creduto nel percorso, così' come anche le loro famiglie.

Percezione - Fiducia

MOTIVAZIONE

Questo trio è fondamentale:

Capisco ossevando, sono motivato a farlo, ho fiducia nel percorso per raggiungerlo. Tamás afferma :”Un cervello motivato apprende quasi il triplo di un cervello neutro”. Come si motiva allora? Sfidando, stimolando e soprattutto competendo, ovviamente in partita ma soprattutto in allenamento. Bisogna insegnare e quindi imparare a competere con noi stessi, con l’avversario in ogni ora di allenamento a nostra disposizione. Creare più volte possibile la sensazione di dover vincere o rischiare di perdere è il modo migliore per abituarsi al contesto “Partita”.

Esempio: Il nostro maestro ci dice di colpire 20 dritti incrociati, la sfida sarebbe contare quanti di questi cadono oltre la riga di metà campo mantenendo le qualità richieste per migliorare (rotazioni e velocità), fissare l’obiettivo a secondo del nostro livello e cercare di vincere la sfida. In questo modo si lavora sia sulla tecnica che sul giocatore, senza questa semplice ma efficace sfida sarebbe solo un colpire 20 colpi in modo totalmente distaccato, cosa che non succede mai in match.

Infine farlo ogni giorno per tutto il nostro percorso, su ogni singolo esercizio. Quando entreremo in campo saremo pronti a competere e invece di sentire quella paura tipica non vedremo l’ora di scendere in campo e misurarci con l’avversario.

Tamás ci dice anche che la gestione dell’ora è fondamentale, negli ultimi minuti solitamente si tende ad abbassare il ritmo e a distendere i nervi. Secondo la sua visione è sbagliato. Se dobbiamo preparare alla competizione e questo è un discorso che vale solo per gli atleti agonisti, sarebbe poco utile abbassare proprio prima della fine, immaginate di giocare una partita arrivare al tiebreak finale e abbassare l’attenzione… quale sarebbe il risultato? Probabilmente l’altro vincerebbe, ed è proprio questo il motivo. Lui suggerisce anzi di alzarlo il ritmo, al fine di terminare al massimale di attenzione, sempre in preparazione di quello che accadrà in match.

Questo per lui è l’unico modo per motivare e preparare alla competizione.

Sicuramente una visione interessante che condivido soprattutto per chi vuole competere un giorno ad alti livelli.

“Se vuoi avere tutto dallo sport devi prima dargli tutto.”

Domenico Fioravanti

Maestro Andrea Gallo

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